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mercoledì 15 giugno 2016

XII Domenica del Tempo ordinario


Dal libro del profeta Zaccarìa (Zc 12,10-11;13,1)

Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 3,26-29)

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-24)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

 

Il brano di vangelo di questa domenica è molto noto, anche perché è presente in tutti e tre i sinottici. Vorrei perciò concentrarmi, per una volta, sulla seconda lettura, perché in queste settimane stiamo leggendo la lettera di san Paolo ai Galati, che contiene una serie di espressioni davvero significative.

Per esempio oggi leggiamo «Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa».

Paolo sta cioè dicendo che non esistono cristiani di serie A e cristiani di serie B: i cristiani che provengono dal mondo ebraico non sono più cristiani di quelli che hanno origini pagane; i cristiani che si trovano nella condizione di schiavi, non sono meno cristiani di quelli che non sono schiavi; così come i cristiani maschi non sono più cristiani delle femmine.

Sembrano cose scontate, anche piuttosto lontane dalla nostra cultura occidentale moderna.

Eppure… se al posto di Giudei e Greci mettessimo italiani e africani e al posto di schiavi e liberi mettessimo braccianti e banchieri, forse le cose ci risulterebbero più familiari… «Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Italiano né Africano; non c’è bracciante né banchiere, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa».

È vero che la comunità cattolica italiana ritiene la Chiesa africana o quella indiana o quella sudamericana altrettanto cristiana come se stessa? È vero che nelle nostre comunità ecclesiali i cristiani delle classi sociali popolari sono membri alla pari di quelli delle classi abbienti?

Per non parlare della questione maschi e femmine. Volutamente, infatti, nella ritrascrizione della frase di Paolo non ho riportato quella parte di frase. E non perché, almeno su quel versante la chiesa di oggi ha attuato la speranza dell’apostolo che non ci fossero più discriminazioni, ma perché per quella specifica disparità non è nemmeno necessario cambiare le parole, come abbiamo dovuto fare per Giudei e Greci, schiavi e liberi.

Insomma, a 2000 anni di distanza non è che siamo progrediti molto… Abbiamo abolito la schiavitù, questo sì, anche se le ingiustizie sociali non sono state eliminate; abbiamo superato le differenze tra cristiani di origine e ebraica e cristiani di origine pagana, ma solo perché i cristiani di origine pagana sono ben presto diventati la maggioranza e i detentori del potere e dunque, si sono sostituiti ai Giudei nel discriminare gli altri: infatti, semplicemente, abbiamo sostituito le vecchie classificazioni razziali, con quelle più aggiornate del colore della pelle, del grado di civilizzazione e via dicendo. E sui maschi e sulle femmine siamo rimasti dove eravamo. Le conquiste femminili della modernità, infatti, sono per lo più tutte ascrivibili a movimenti estranei o addirittura contrari alla Chiesa. Tant’è che dentro alla comunità cristiana le donne continuano a non contare un tubo, con buona pace di tutti quelli che si riempiono la bocca dicendo il contrario.

I problemi, certo, sono complessi, le cause remote e molteplici e dunque le soluzioni non potranno essere immediate e banalizzabili. Forse, però, sarebbe il caso di iniziare a parlare della situazione, di metterne a fuoco le radici e di iniziare a scrivere percorsi che ci reindirizzino al volto di relazioni fraterne che il Signore sognava, quando proponeva il suo vangelo.

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