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mercoledì 6 aprile 2016

III Domenica di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli (At 5,27-32.40-41)

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 5,11-14)

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

Il vangelo di Giovanni inizialmente terminava con il brano che abbiamo letto settimana scorsa, con l’invio degli apostoli: “Andate e perdonate”.

La frase conclusiva di quel testo aveva infatti tutti i tratti di un finale: «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».

La comunità cristiana dell’evangelista Giovanni sente però il bisogno di allungare ancora un po’ il vangelo e scrive il brano che la Chiesa ci invita a leggere in questa III Domenica di Pasqua.

Gli apostoli sono in Galilea, sul lago di Tiberiade, a pescare. Non pescano nulla, per tutta la notte...

Una storia già sentita...

Prima di incontrare Gesù infatti, vivevano in Galilea, sulle coste del lago di Tiberiade ed erano pescatori.

Si può pensare che questo ritrovare gli apostoli nella stessa situazione di partenza, cioè nel medesimo luogo (fisico ed esistenziale) in cui si trovavano prima di conoscere Gesù, sia figlio della disillusione che li ha colpiti dopo la sua morte.

Sono tornati a fare i pescatori perché hanno pensato che la loro fede in Gesù sia stata mal riposta: lui è morto e tutto è finito.

Da qui la necessità di un nuovo incontro con Gesù, una nuova pesca miracolosa, una nuova apparizione del risorto.

Potrebbe essere.

In realtà però Gesù risorto era già apparso loro a Gerusalemme (l’abbiamo letto settimana scorsa), più di una volta, tra l’altro, e li aveva già inviati: “Andate e perdonate”.

Perché allora sarebbero ritornati a fare i pescatori in Galilea? E perché questa volta a differenza delle altre, si sarebbero convinti della risurrezione?

Forse siamo sulla pista sbagliata.

Forse semplicemente la comunità giovannea voleva aggiungere un brano di vangelo in più, forse mossa dalla stessa questione che muoveva noi settimana scorsa: possibile che non ci sia nessun riferimento al rinnegamento e al tradimento?

Questo testo perciò andrebbe a compensare quella lacuna: infatti Gesù chiede a Pietro se lo ama / se gli vuole bene per tre volte, come per tre volte Pietro lo aveva rinnegato. Una sorta di riconferma del primato di Pietro post-rinnegamento.

Ma perché allora, tutta quella premessa sulla Galilea, sulla pesca, ecc.? Non si poteva costruire un episodio evangelico ambientato a Gerusalemme, visto che gli apostoli erano lì (almeno fino alla pagina di vangelo precedente)?

Forse anche stavolta siamo sulla pista sbagliata.

Io credo infatti che la premessa al dialogo tra Pietro e Gesù, cioè tutto il racconto del lago, della pesca miracolosa, ecc..., siano una lucida scelta letteraria.

Il vangelo era finito: «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».

Ed è come se l’evangelista dicesse: il vangelo è finito. E ora, vi mostro lo spezzone iniziale del film dopo che avete visto tutto il film. È tutto uguale: il posto (la Galilea), il lago (Tiberiade), la sceneggiatura (la pesca). Ci sono anche gli stessi attori (gli apostoli e noi lettori). Eppure proprio questi ultimi, pur essendo gli stessi, non sono più gli stessi: hanno vissuto / letto il vangelo di Gesù.

A mio parere questo è il gran finale di Giovanni: il film è finito, stanno per partire i titoli di coda e ti fa rivedere una scena già vista: ma ora, caro lettore, sai chi sono quegli uomini, sai chi è Gesù. Non è più come all’inizio del film, quando erano appena comparsi in scena e c’era ancora da capire chi erano, come si sarebbero sviluppati lungo la vicenda, ecc...

Ora sai chi sono. E li vedi partire per la missione che il Signore gli ha lasciato: “Andate e perdonate”.

Puoi accompagnarli con lo sguardo: li vedi partire dietro a Pietro; quel Pietro che, proprio nell’altra pesca miracolosa (cfr. Lc 5,1-11), si era buttato ai piedi di Gesù e gli aveva detto «Signore, allontanati da me che sono un peccatore»... Gesù gli aveva promesso di trasformarlo in pescatore non di pesci ma di uomini.

Allora erano parole che ci incuriosivano, ma che non avevano ancora un riscontro nella storia: suscitavano aspettative, ma non avevano ancora la sostanza della realtà vissuta. Ora invece, Pietro, e noi che abbiamo letto di lui, sappiamo quanto fosse giusto suggerire a Gesù «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (perché ti prometterò di starti a fianco, ma quando avrai bisogno scapperò e farò finta di non conoscerti!). Ma altrettanto, ora sappiamo, quanto fosse vera la promessa di Gesù: ora che Pietro è stato ripescato dal male, davvero è capace di fare il pescatore di uomini, cioè di tirar fuori gli altri dal male: «Pasci le mie pecore», sei il capofila di quelli a cui dico “Andate e perdonate”, perché a vostra volta destinatari dell’amore perdonante del Signore; quello che avete assaporato come sottofondo in tutto il film che i vangeli ci hanno raccontato.

Quel sottofondo era il film.

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