Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

mercoledì 27 aprile 2016

VI Domenica di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli (At 15,1-2.22-29)

In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,10-14.22-23)

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

 

Le letture che la liturgia ci propone per questa Sesta Domenica di Pasqua mostrano uno spaccato della prima comunità cristiana, l’idea di Chiesa che si aveva.

È una Chiesa al cui centro c’è la parola: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

È una Chiesa senza templi: «In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio».

È una Chiesa in cui le decisioni vengono prese dallo Spirito santo e noi: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi…».

Queste pilastri meritano di essere approfonditi.

martedì 19 aprile 2016

V Domenica di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli (At 14,21-27)

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,1-5)

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-35)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

In questa V Domenica di Pasqua sembra che la liturgia della Parola voglia farci porre l’attenzione sulla novità rappresentata da Gesù:

-          La prima novità è quella che raccontano gli Atti: Dio ha aperto ai pagani la porta della fede.

-          Giovanni, poi, nell’Apocalisse vede un cielo nuovo e una terra nuova e sente proclamare da Colui che sedeva sul trono: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»;

-          Infine, Gesù stesso, nel vangelo annuncia: «Vi do un comandamento nuovo».

Per comprendere il senso di questa novità credo sia utile andare, per una volta, al rovescio: cronologicamente, infatti, è stato scritto prima il libro degli Atti degli apostoli, poi il vangelo di Giovanni e infine l’Apocalisse; ma noi li analizzeremo al contrario: prima l’Apocalisse, poi il vangelo e infine gli Atti.

Nell’Apocalisse infatti si dichiara che la novità apportata da Gesù consiste nel fatto che in lui la tenda, cioè la dimora, la casa di Dio è con gli uomini. È proprio ciò che è successo nella storia del messia di Nazareth: ha asciugato ogni lacrima che ha incontrato, ha vinto la morte, ha consolato i lamenti, ha calmato gli affanni…

E tutto ciò… per far conoscere agli uomini chi è Dio, come è fatto Dio. Come se dicesse: “Cari uomini, vi siete sempre immaginati un dio lassù, lontano, separato, che vi scruta come un giudice, pronto ad elargire premi ai buoni tanto quanto punizioni ai cattivi e invece Dio non è così. Ve lo racconto io. Ve lo racconto con i miei discorsi, con le mie chiacchierate, con le mie storie, le parabole, che parlano di Lui. Ve lo racconto coi miei gesti, che mai hanno inflitto il male a qualcuno… perché Dio è così. È l’amante dell’umano”.

Un amante, così amante, cioè così gratuito e decentrato da sé, che non chiede nemmeno il contraccambio: gli piacerebbe solo contagiarci di questa passione per l’umano. Tant’è che quando dà un comandamento, ne dà uno nuovo «che vi amiate gli uni gli altri».

E per non essere frainteso, perché non tornassimo a pensare “Sì, dobbiamo amare il nostro prossimo, ma prima bisogna che amiamo Dio e, se c’è da scegliere, certo scegliamo Dio” fa un gioco di parole curioso. Dice: «Come io ho amato voi»… e tutti si aspettano che prosegua “così anche voi amate me”… e invece – ecco la novità – «così amatevi anche voi gli uni gli altri».

A Dio non interessa essere ri-amato; gli interessa che tutti amino ciò che Lui ama e cioè l’umano. Per questo il vangelo aggiunge che i suoi discepoli saranno riconoscibili non per il bene che vogliono al loro Dio, ma per il bene che si vogliono tra di loro. Volersi bene tra di noi è il segno che abbiamo capito chi è Dio.

Ecco perché Paolo può proclamare che la fede è aperta ai pagani; perché – sulla scia dell’esperienza del suo Maestro – impara che si può voler bene anche a un pagano, cioè a un diverso, a uno degli altri.

Io credo che sia ora che la nostra fede si converta a questa novità, per smettere di affannarci intorno a problemi spiritualoidi che riguardano il nostro rapporto con Dio e iniziare ad affrontare i problemi che riguardano l’umano, il voler bene all’umano… che non è cosa banale e lineare, perché l’umano a volte fa schifo, delude, spaventa…

Quando succede così noi lo chiamiamo “dis-umano”, ma invece è anche lui umano (che sia in me o in un altro), figlio di questa umanità e quindi figlio anche mio.

domenica 10 aprile 2016

IV Domenica di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli (At 13,14.43-52)
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”». Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
 
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 7,9.14-17)
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. Uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
 
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
 
La prima lettura di questa domenica ci introduce in una problematica significativa che dovettero affrontare le prime comunità cristiane: la buona notizia del Regno è destinata solo agli ebrei o è per tutti gli uomini?
A noi oggi fa quasi sorridere questa questione, perché ci sembra così ovvio che il messaggio cristiano fosse e sia destinato a tutti, indipendentemente dalla razza, dalla cultura o da altre discriminanti.
Ma in realtà nella Chiesa delle origini la problematica non fu sciolta così a cuor leggero ed anzi scatenò molte discussioni all’interno dello stesso gruppo degli apostoli: discussioni, che per risolversi, richiesero una riunione (il primo Concilio della storia cristiana), il Concilio di Gerusalemme (di cui parla il libro degli Atti degli apostoli al capitolo 15), nel quale si decise che anche i pagani (senza prima diventare ebrei, cioè senza prima farsi circoncidere) potessero ricevere il battesimo.
Credo che sia interessante ripercorrere, seppur per sommi capi, la vicenda storica che ha costruito la Chiesa, perché ci mostra un tempo in cui “gli altri” eravamo noi. Noi cristiani occidentali, infatti, siamo perlopiù tutti figli di popoli pagani; noi che ci sentiamo i depositari della tradizione, i “veri” cristiani, i “veri” credenti, siamo cristiani “per grazia”. Anzi, qualcuno degli apostoli pensava che non avremmo nemmeno potuto essere cristiani, senza prima “diventare ebrei”.
Quel gruppetto di ebrei invece ha deciso di aprire il recinto della salvezza, di dar credito a quel Maestro che aveva travalicato i confini della razza, della cultura, delle tradizioni religiose per proporre il suo messaggio d’amore a tutti, in modo che ognuno potesse riconoscersi nelle sue parole e sentirle destinate a sé stesso: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
In un tempo in cui la complessità della storia scatena la paura dell’altro, soprattutto se diverso, spingendoci a respingerlo e a rintanarci dietro alle nostre barricate, credo sia importante ricordarci di quando “gli altri eravamo noi” e qualcuno ha scelto, anche se eravamo diversi, di riconoscerci come fratelli, figli dello stesso Padre.

mercoledì 6 aprile 2016

III Domenica di Pasqua


Dagli Atti degli Apostoli (At 5,27-32.40-41)

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 5,11-14)

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

Il vangelo di Giovanni inizialmente terminava con il brano che abbiamo letto settimana scorsa, con l’invio degli apostoli: “Andate e perdonate”.

La frase conclusiva di quel testo aveva infatti tutti i tratti di un finale: «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome».

La comunità cristiana dell’evangelista Giovanni sente però il bisogno di allungare ancora un po’ il vangelo e scrive il brano che la Chiesa ci invita a leggere in questa III Domenica di Pasqua.

Gli apostoli sono in Galilea, sul lago di Tiberiade, a pescare. Non pescano nulla, per tutta la notte...

Una storia già sentita...

Prima di incontrare Gesù infatti, vivevano in Galilea, sulle coste del lago di Tiberiade ed erano pescatori.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter