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venerdì 27 giugno 2008

Pietro non basta a Pietro

Sì!... ma anche…
C’è un fiuto tacito ma infallibile, dagli inizi della chiesa e lungo i secoli, pur dentro le fragilità del cammino nella storia!... o forse è proprio questa la custodia dello Spirito, che nei momenti e nelle scelte più difficili non la lascia travolgere dalle potenze degli inferi (dalle dinamiche perverse della logica mondana che la insidia ancora dalle sue caverne antropologiche), ma gli fa seminare nelle varie situazioni storiche e culturali i semi piccoli e apparentemente insignificanti della logica evangelica. Una di queste è forse proprio la festa di oggi, in questa indivisibile unione tra la Pietra “e” l’Apostolo dei pagani, tra il centro della chiesa e la periferia delle genti! La consapevolezza di sé che la chiesa andava maturando subito dopo l’Ascensione del Signore avrebbe ingabbiato nella cultura mosaica esclusiva e soffocante, la novità del vangelo incarnato in Gesù d Nazareth, se gli eventi esplosivi della storia della salvezza, accolti da Pietro e dalla chiesa come provocazioni dello Spirito, non avessero liberato ogni volta la comunità dalle insidie della regressione in un passato, che era un “passo” nel cammino della salvezza, ma ormai sormontato dallo Spirito: gli Atti ne sono un diario appassionato e paradigmatico!
Ora so veramente che il Signore…
Pietro, pur partendo da una comprensione molto ristretta della salvezza, si accorge passo passo degli squarci e poi del rovesciamento totale del “lenzuolo” che conteneva le bestie più immonde (i popoli non chiamati alla salvezza): “Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. (Atti 10,27) … In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone (Atti 10,34)”. La conversione mentale è ormai compiuta, come dimostra la sua autodifesa contro le resistenze regressive della comunità giudaico cristiana, ma dalle caverne del suo vissuto profondo sale ancora invincibile la paura: “…quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto, perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?” (Gal 2,11s). È Paolo, che salva Pietro dalla “ipocrisia” pur riconoscendone pienamente il ruolo fondativo : “…poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare” (Gal 2,88ss).
Pietro non basta a Pietro
Nel nuovo regime di “incarnazione” della verità in Gesù, nessuno basta più a sé stesso, ma per essere vero ha bisogno dell’altro! La verità in condizione carnale è sempre un po’ limitata o addirittura crocifissa da un altro brandello di verità non ancora raggiunto, collocato (donato!) in un altro. Questo non toglie i ruoli e le competenze nella comunità ecclesiale, che rimangono un’altrettanto necessaria evidenza della stessa incarnazione nella realtà umana. Incarnazione è collocazione “nel luogo e nel tempo”, e quindi coinvolgimento nell’avventura della im/perfezione o in/compiutezza. La pluralità degli approcci alla verità evangelica, man mano che questa si incarna nella storia, è così evidente negli Atti, quanto è evidente la necessità assoluta di viverla in comunione, di studiarne con umiltà gli stadi preparatori di consapevolezza. Ne è esempio la mediazione carismatica del cosiddetto concilio di Gerusalemme, che ribadisce che la “riconciliazione” di fondo sta nella vita, morte e resurrezione di Gesù: …perché anche gli altri uomini cerchino il Signore tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome! (Atti 15,17), ma domanda pure di modularsi con il differente grado di comprensione dei giudeo cristiani, feriti nella “loro” verità… (Atti 15,29s).
L’economia del dono
Sotto la necessità delle varie mediazioni, anche sotto la corteccia dura delle nostre ambiguità e presunzioni… sta la corrente calda, quasi sempre sotterranea, ma mai disseccata, che corre lungo tutto il cammino della salvezza e la impregna dell’essenza trinitaria, che è l’amore circolare, “l’essere per”, che salva chi dona la propria vita per dare vita all’altro! Questo è il Vangelo comunicato e partecipato a noi in Cristo Gesù, che per questo è “l’uomo per gli altri”. Ciò che qualifica l’economia umana è la logica del possesso, che tende ad impregnare di sé anche i misteri della fede. La verità è vera finché è dono e non possesso. La nostra verità è un volto che ci ama: …da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna! (Gv 6,68). «L’incontro con Gesù Cristo è prendere coscienza che in lui è avvenuto un rovesciamento di ogni essere umano, che Gesù “esiste solo per gli altri”». Questo non è solo il messaggio della Chiesa. È ciò che la tiene in vita!
La verità è umile e povera, perché non sta in piedi da sé, si “salva” solo se si dona!
…Per questo la verità se non si dilata in benevolenza e comunione verso tutti si ritorce, come dice Paolo, che ne ha sperimentato la salvezza nella sua lunga attività di apostolo: Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
E Pietro ne è premunito, e la sua storia è la storia dei suoi successivi fraintendimenti, presunzioni … e conversioni – anche dopo la Pentecoste e il Primato! Per questo è la Pietra e ha le chiavi di casa… tanto è evidente nella sua vita che un Altro è il suo vero fondamento (Colui che per lui ha pregato!) ed è lo Spirito che continuamente lo sostiene e lo guida nell’ amministrazione. Ma se queste prerogative diventano occasione di possesso, chiusura in sé, esclusioni, discriminazioni, deprezzamento della verità altrui… allora la chiesa torna mondana, e dagli inferi rimonta la paura. E si vede subito dai sintomi, che sono quelli dell’economia mondana, che provoca scarsità, paura e competizione, mentre l’economia della salvezza produce sempre abbondanza, comunione e condivisione… Pietro rientra nell’economia del dono quando accoglie Paolo e tutti i diversi con lui, e riporta la chiesa ad essere accessibili e disponibili sempre più per chi … è più povero, smarrito, diverso, fuori… Comunque in qualche modo lontano e forse refrattario alla “nostra” verità. E lo riporta incessantemente dalle periferie del mondo al cuore della chiesa! Curioso che la prima lettera di un concilio ratificando l’accoglienza ufficiale dei pagani convertiti raccomandi a Paolo di ricordarsi dei poveri… riprendendo ancora il tema dell’amore circolare, unico vero amore, come commenterà Paolo stesso, nell’eseguire questo monito: per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno (2Cor 8,14). Per sempre, Pietro sarà povero… di Paolo! e la chiesa povera… del mondo!
Chi abbia conoscenza della situazione che stiamo vivendo non fa fatica a dare ancora oggi (come sempre deve il cristiano) nomi e volti alle faccende, alle fatiche e alle paure della nostra chiesa!

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